La quarta tappa della nostra Crociera ai Caraibi è stata nell’Isola di St. Kitts, che insieme a Nevis crea un micro arcipelago nelle Piccole Antille.
Dopo aver visitato l’isola di St. Marteen, la Repubblica Dominicana e poi l’isola Catalina, il nostro incontro con quest’isola non è stato proprio idilliaco…
Sembra difficile a credersi, ma questa tappa della nostra crociera non mi è proprio piaciuta. E già, capita a volte di visitare un posto e non trovare nulla di interessante, e mi sono chiesta più di una volta perché la Costa avesse deciso di fare tappa in questa isola …
L’isola, scoperta da Cristoforo Colombo nel 1493, e colonizzata dagli inglesi a partire dal 1623, ha una forte tradizione di coltivazioni di canna da zucchero.
Le piantagioni rappresentavano l’unica economia dell’isola fino a qualche decennio fa, rendendola leader mondiale della coltivazione di canna da zucchero.
L’abbandono di queste coltivazioni, divenute ormai non più economiche, ha a mio parere lasciato l’isola in uno stato di limbo da cui deve ancora svegliarsi: l’impressione che ho avuto girando per l’isola è che senza le canne da zucchero, la popolazione si è ritrovata senza lavoro e senza sapere cosa fare di se stessa, e lentamente si sta cercando di convertire in meta turistica come le altre isole caraibiche, sebbene con difficoltà: certo, la conformazione vulcanica dell’isola non aiuta, e anche le spiagge, poche, scure e nere, competono con difficoltà con spiagge dorate e acque verde smeraldo delle isole vicine.
Anche in questa tappa, credo che la scelta di girare in autonomia non sia stata la scelta migliore, e col senno di poi sarebbe stato meglio girare con le guide organizzate della Costa Crociere.
Scesi dalla nave abbiamo deciso per il fai da te e siamo andati nel piazzale davanti alla nave dove con un po’ di fatica siamo riusciti a salire su un taxi collettivo, che al prezzo di 25$ a testa, ci avrebbe portato per circa due ore in giro per l’isola, facendoci vedere i luoghi panoramici più importanti e famosi.
Forse siamo stati sfortunati nella scelta del taxi, perché ci siamo ritrovati in taxi con 6 francesi che non avevano assolutamente voglia di vedere nulla né di scendere dal taxi quando ci si fermava (alla fine siamo dovuti rientrare in nave anche prima perché loro si erano stufati e volevano tornare in nave…) ed inoltre il tassista era un signore un po’ anzianotto che parlava un inglese davvero difficile da comprendere, e che in tutto il giro fatto non faceva altro che dire “ e qui intorno, un tempo erano tutti campi di canne da zucchero!”
L’avrà detto credo 1000 volte, a ogni curva ci diceva: “and here, all sugar canes! Sugar canes everywhere!”
Il giro in taxi è iniziato dalla capitale dell’isola, Basseterre, che devo dire ha mantenuto intatta la sua autenticità…e povertà: abbiamo fatto un breve giro in auto e devo dire che vederla dal finestrino mi è bastato: case e palazzine fatiscenti, persone che vendono per strada su banchetti malmessi cibi e bibite.
L’unica cosa interessante credo sia stata il vedere le vie colorate della cittadina che convergono tutte verso la piazza centrale, nel cui giardino centrale un tempo venivano venduti gli schiavi.
Usciti da Basseterre, iniziamo a percorrere in senso antiorario la “old road”, la strada che circumnaviga tutta l’isola, passando in mezzo ad enormi ex campi di canne da zucchero, ormai abbandonati e incolti (e qui inizia la tiritera del tassista di “and here, all sugar canes! Sugar canes everywhere!”)
Su questa strada ci fermiamo in un punto panoramico a fare qualche foto (solo perché da noi espressamente richiesto, e ovviamente con i francesi che iniziavano già a sbuffare…) e poi proseguiamo fino al Romney Manor dove entriamo pagando l’ingresso di 3$. Qui vediamo un giardino botanico molto bello e ammiriamo anche una signora mentre crea dei bellissimi batik colorati, metodo di tintura dei tessuti che utilizza la cera, tipici dell’isola. Avrei anche comprato qualche pareo volentieri, ma ovviamente avevano prezzi esagerati visto il luogo super turistico, quindi ci ho rinunciato…
All’interno di questo parco, rimaniamo a bocca aperta inoltre nel vedere la maestosità di un albero secolare enorme, una mimosa di oltre 400 anni.
Se gli alberi potessero parlare, questo potrebbe raccontare l’intera storia dei Caraibi.
Proseguendo, passiamo sotto la fortezza di Brimstone Hill, inserita dall’UNESCO nella lista dei patrimoni dell’umanità, senza però fermarci: devo ammettere che il meteo non era clemente in quel preciso momento, ed inoltre sia i compagni francesi che il tassista non erano molto favorevoli a salire sulla montagna per andare alla fortezza: peccato, davvero, visto che ci hanno raccontato di una vista spettacolare da quel punto. Quindi nel caso ci capitiate, mi raccomando non perdetevela!
Ci siamo fermati poi in un punto dell’isola in cui Ocenao Atlantico e Mar dei Caraibi si incontrano, increspandosi tra loro con delle onde…. non avrei mai immaginato che due mari diversi quando si incontrano producono queste onde!
Alla fine della nostra visita dell’isola in taxi, riusciamo a farci portare (anche se con il muso ormai dei francesi) sopra Half Moon Bay dove ammiriamo il panorama che effettivamente merita: devo però ammettere che questo punto è stato l’unico degno di nota di tutto il giro sull’isola.
Per concludere, devo ammettere che questa tappa è stata la più deludente e brutta di tutta la crociera, e ancora mi domando come mai Costa Crociere abbia deciso di fare una tappa in questa isola, che ha da offrire davvero poco, anzi quasi nulla.
Oltre a non avere niente a che fare con l’ideale di isola caraibica (St. Kitts è verdissima, con una fitta vegetazione, mare scuro e pochissime spiagge, per lo più di origine vulcanica e quindi nere), l’ho trovata molto povera, in uno stato di “abbandono”, e mi sono chiesta di cosa vivessero le persone su quest’isola: l’idea che mi sono fatta è che qui le persone non vivono, ma sopravvivono, senza lavorare né senza cercare un modo per risollevare le sorti dell’isola.
Ecco perché consiglio, a chi ci andrà, di fare un tour guidato organizzato dalla nave, per poter magari vedere, comprendere, e ammirare cose che noi nel giro fai-da-te non siamo riusciti a carpire.
Oppure, di rimanere direttamente sulla nave e rilassarsi e risposarsi, e risparmiare le energie per il giorno dopo, quando la nave tocca l’isola più bella di tutta la crociera… l’isola di Antigua!
Ma questo è un altro racconto…