Racconto di una visita a Consonno, città fantasma e abbandonata in Brianza, a pochi kilometri da Lecco.
Sabato abbiamo fatto un’uscita fotografica con un gruppo di ragazzi del Photowalk e siamo stati catapultati in un paese al di fuori del mondo e del tempo.
Adagiato tra le colline della Brianza, a pochi chilometri da Lecco, sorge il folle paese fantasma di Consonno.
Questo strano borgo, una sorta di Las Vegas in miniatura, ha avuto una storia tragica e al contempo incredibile. Ormai dimenticato, è un luogo surreale, a metà strada tra un paese futurista abbandonato fra un migliaio di anni e un sogno disneyano.
La storia dell’antico borgo di Consonno è di quelle che sono retaggio dei ruggenti anni Sessanta, quando un improbabile “Grande Ufficiale Conte Mario Bagno“, imprenditore senza scrupoli, decise di acquistare in un colpo solo l’intero tenimento di Consonno, tipico borgo brianzolo sul Monte di Brianza.
Tutto il borgo venne demolito per realizzarvi una improbabile città dei divertimenti, una sorta di “Las Vegas” della Brianza.
Bagno mise insieme un’accozzaglia di reperti e testimonianze che richiamavano tutti i luoghi del mondo e della storia, che prese il posto dell’antico borgo.
Furono quindi costruiti edifici commerciali e di intrattenimento nelle più svariate forme architettoniche: una galleria commerciale arabeggiante con minareto, che nell’ultimo piano ospitava dei piccoli appartamenti per le vacanze, una pagoda cinese, un castello medievale come porta di ingresso, oltre a un albergo di lusso (l'”Hotel Plaza“). Venne anche spianata la collina di fronte al paese per migliorare la vista panoramica verso il Resegone.
“A Consonno il cielo è più azzurro“, recitavano gli striscioni di benvenuto di chi, varcata la porta d’entrata con due armigeri medioevali fantocci in posizione di guardia, saliva all’improbabile minareto.
Purtroppo il sogno visionario di questo ricco aristocratico durò solo un paio di anni, sino a quando non arrivarono gli anni ’70, con la crisi e il disagio sociale del periodo che sottrassero i turisti allo svago sfrenato e idilliaco. Il colpo di grazia arrivò dalla natura ribelle, che nell’ottobre del 1976 si vendicò d’esser stata deturpata: una frana cadde sulla strada d’accesso al paese, lasciandolo isolato.
Da quel momento il paese di Consonno ha iniziato il suo declino ed abbandono, divenendo lentamente una vera e propria città fantasma, disabitata e meta anche di feroci rave party (l’ultimo nel 2003 ha praticamente distrutto tutto quello che ne era rimasto).
La sensazione che si ha camminando per gli appartamenti dell’hotel, per il ristorante o anche solo per la piazza rimanda ad un senso di soggezione ed anche di terrore… questa struttura ormai fatiscente incute timore e rispetto… Certamente tutti i vari graffiti che ora ci sono su tutte le pareti contribuiscono a questa sensazione, essendo uno più inquietante dell’altro…
E’ una meta da tenere conto se si abita in Lombardia, ma di sicuro quello che vi consiglio è di andarci di giorno e in gruppo…. di notte non ci starei per un minuto neanche per tutto l’oro del mondo!
Michela says:
Non conoscevo questo posto, ma mi ha fatto subito pensare al Dismaland di Bansky…ora son curiosa di andare a visitarlo, ovviamente di giorno e in gruppo, una certa inquietudine mi è venuta eh!
Eleonora | Viaggiatori Nel Tempo says:
Ciao Michela, hai ragione, non ci avevo mai pensato ma effettivamente la richiama molto!
Tieni conto che io ci sono stata circa 4 anni fa (forse 5? bho non ricordo con precisione) e mi hanno detto che purtroppo ora è ridotta malissimo per via degli innumerevoli Rave Party fatti e della mancanza totale di rispetto di tutti quelli che l’hanno visitata, ma di sicuro secondo me è da visitare! Poi fammi sapere che impressione ne hai avuto!
Ciao!
Marroni says:
…peccato che il signor Bagno prima di fare questo disastro non ha fatto 10anni di architettura ed urbanistica all`università …!
Eleonora | Viaggiatori Nel Tempo says:
Bhe, l’idea era senz’altro particolare, il disastro secondo me è dipeso poi dall’abbandono della struttura.
Era un progetto forse un po’ troppo visionario, andato poi male per una serie di fattori.