Visita al Museo Branca: alla scoperta dello storico stabilimento di Milano del Fernet Branca che non solo è ancora attivo, ma è anche visitabile grazie a visite guidate gratuite organizzate dalla stessa azienda.
Lo stabilimento Branca in via Resegone 2 a Milano, oltre ad essere la sede del Museo Branca, è il vero e proprio quartier generale dell’azienda, il cuore produttivo Branca, il luogo da cui ogni anno escono oltre 5 milioni di bottiglie che saranno poi distribuite in tutto il mondo. L’intera fase produttiva (a parte la distillazione dell’alcool, per motivi di sicurezza) avviene ancora qui da oltre cento anni, essendo questa sede inaugurata nel 1910.
Il palazzo da fuori non è facilmente riconoscibile: nonostante sia di dimensioni enormi (occupa da solo un’intero isolato) ha solo ai lati dell’edificio delle insegne “FERNET BRANCA”. Insomma, se non si sa che è la sede del Fernet Branca, difficilmente passandoci davanti ci si rende conto del tesoro inestimabile di storia, tradizione e leggenda che è racchiuso al suo interno.
Io ho avuto l’opportunità di partecipare alla visita guidata condotta da Marco Ponzano, già direttore della comunicazione pubblicitaria Branca fino agli anni 90 e oggi curatore della Collezione Branca, che come un vero Cicerone e con enorme passione ci ha accompagnati attraverso la storia del marchio, raccontandoci le origini, lo sviluppo ed il successo del Fernet Branca, fino alla produzione attuale, facendoci anche visitare le cantine dove sono allineate una quantità infinita di botti per la maturazione del Fernet-Branca e per l’invecchiamento del brandy /Stravecchio Branca.
La storia del Fernet Branca:
La visita inizia con le immagini dei fondatori, tra i quali il capostipite, lo speziale autodidatta Bernardino Branca, la moglie, i loro figli e la nuora, Maria Scala, che molta parte ebbe nello sviluppo dell’azienda con il suo fiuto per il marketing (sui Navigli sembra vendesse le bottiglie curative con la formula 3×2 già a fine ‘800!).
Lo sapevate che la storia è iniziata nel lontano 1845, ben oltre 170 anni fa, con Bernardino Branca, di professione speziale, che creò insieme ad un medico svedese di nome Fernet un elisir curativo anticolerico e antimalarico?
Il Fernet fu creato infatti come bevanda medicinale per combattere colera, malaria, febbre e dolori. Gli estratti delle 27 diverse piante officinali si rivelarono vincenti: gli ammalati guarivano ed il prodotto venne richiesto a livello mondiale.
Così nacque il Fernet Branca, l’amaro che ha fatto leggenda!
Ebbene sì, il Fernet Branca è nato come medicinale anticolerico (non c’è da stupirsi della cosa, se ci pensate anche la Coca Cola fu creata da un farmacista come rimedio al mal di testa e alla stanchezza!).
Successivamente con i 3 figli e grazie anche alle expo di fine secolo, i prodotti Fernet Branca diventano famosi a livello internazionale e così il marchio si espande aprendo stabilimenti in tutto il mondo.
Attualmente ci sono due stabilimenti in tutto il mondo: quello di Milano, che produce circa 10 milioni di bottiglie per l’Italia e per il resto del mondo, e in Argentina, dove vengono prodotte ben 55 milioni di bottiglie ogni anno... e solo per il mercato argentino! Sembra infatti che in Argentina sia utilizzatissimo e vada estremamente di moda un cocktail a base di Fernet-Branca miscelato con Coca Cola e ghiaccio, il Branca y Cola.
Parlando con un ragazzo che ha vissuto in argentina, gli ho chiesto se questa cosa fosse vera, e mi ha risposto che quando si è ospiti a cena da amici, si è soliti portare sempre una bottiglia di Fernet!
Le campagne pubblicitarie:
La visita si è rivelata davvero molto interessante, perché ci ha permesso anche di ripercorrere la storia di questo celebre marchio, facendoci anche capire come la comunicazione del brand sia cambiata nel tempo: ci sono alcune pubblicità del Fernet Branca utilizzate in passato che al giorno d’oggi sarebbero assolutamente impossibili da fare!
La visita alle cantine
Dopo aver visitato il Museo vero e proprio, Marco Ponzano ci ha accompagnati a visitare le distillerie sotterranee, dove botti di rovere mantengono al loro interno Brandy e Fernet. E’ stato anche un vero e proprio viaggio sensoriale attraverso l’olfatto, poiché in ogni stanza differente percepivamo aromi diversi: dalla dolcezza del brandy al sentore di erbe aromatiche nella cantina con le botti di Fernet, fino all’intenso profumo di caffè nella zona produttiva del famoso Caffè Borghetti.
Le cantine sono davvero enormi e contengono ben 800 botti di rovere di Slavonia.
Verso la fine del percorso poi abbiamo visto la famosa “botte madre“, la più grande botte d’Europa, di ben 6 metri di diametro e della capacità di ben 84.000 litri!!!
Costruita nel 1892 all’interno della prima sede, successivamente quando cambiarono sede nel 1910 fu smontata, le sue doghe caricate su 40 carri, poi ricostruita in due mesi nell’attuale posizione (la stanza dove è posizionata venne costruita intorno alla botte).
In questo gigante di legno invecchia il brandy Stravecchio e dal 1910 non è mai più stata svuotata per intero: ogni ciclo, infatti, viene lasciato un terzo del contenuto e poi rabboccata con il brandy nuovo. In questo modo si ha una specie di “riserva perpetua”, che dà continuità e una certa dose di fascino al prodotto.
Alcune curiosità (le altre le scoprirete direttamente voi durante la visita):
- Le cantine sono davvero enormi e contengono ben 800 botti: sebbene ad inizio ‘900 lavorassero nello stabilimento 900 persone, ora grazie all’automazione il personale è drasticamente diminuito a 80: in queste cantine gli addetti, che sono solo 5, girano in bicicletta, visto le grandi distanze!
- Ci sono varie leggende sulla parola “Fernet“: farmacista svedese, abate francese , o molto più semplicemente derivazione dal dialetto milanese di “Fer Net“, e cioè “ferro lucido”, dalla piastra di ferro utilizzata in fabbrica per mescolare nel pentolone l’aloe e le altre spezie? Chissà qual’è la vera origine….
Ancora adesso la ricetta dell’amaro è un segreto di famiglia: anche nella produzione moderna e ormai automatizzata, solo 22 spezie vengono pesate dal Direttore di Produzione, mentre le altre 5 sono pesate in gran segreto dal Presidente Niccolò Branca, in una stanza vicino allo stoccaggio delle materie prime: mentre Marco ci raccontava la storia mi sono affacciata alla porta di questa stanza, pensando chissà di vedere un pentolone con varie pozioni magiche e magari uno stregone con cappello. Niente di tutto ciò: un semplice laboratorio attrezzato per la pesatura delle 5 spezie segrete.
L’idea del Brancamenta, nato nel 1965, fu “suggerita” secondo la leggenda da Maria Callas la quale, prima di esibirsi, beveva beveva da un bicchiere con tanto ghiaccio, delle foglioline di menta e una piccola dose di fernet.
Consiglio davvero a tutti di visitare questo storico stabilimento, anche per scoprire un po’ di storia della Milano industriale
Insomma, è stata una vera e propria visita nella storia non solo della società Branca, ma anche della storia di Milano.
Un po’ di tempo fa avevo avuto l’opportunità di partecipare ad una visita alle Gallerie Campari, e già li ero rimasta affascinata dalla storia di un marchio celebre e famoso come la Campari. Solo che lì erano delle “semplici” gallerie, un museo vero e proprio sulla storia del marchio, ma non era un sito produttivo.
Informazioni utili per visitare lo stabilimento:
La Collezione Branca è aperta gratuitamente solo per visite guidate su appuntamento
(Lunedì – mercoledì – venerdì – due visite al giorno, alle h. 10.00 e alle h. 15.00)
Via Resegone, 2 -Milano – M3 Maciachini – Passante Ferroviario Milano Lancetti.
Per prenotare una visita bisogna chiamare il numero: 02 8513970 o mandare una mail a collezione@branca.it
Sito web: www.museobranca.it
Renzo Luini says:
Buongiorno
spero finalmente di avere l’occasione di visitare questa splendida realtà milanese.
Avevo prenotato lo scorso anno ma purtroppo per motivi familiari non ho potuto, spero che il 2018 sia più clemente .
A presto
RL
Eleonora | Viaggiatori Nel Tempo says:
Buongiorno Renzo, spero che riesca a visitare questa istituzione milanese perchè ne vale assolutamente la pena!
Buona giornata!
eleonora