Vorrei parlarvi di un quartiere di Roma un po’ lontano dai classici circuiti turistici, il quartiere Coppedè , quartiere ricco di ambasciate: è presente quella del Sud Africa, del Marocco e della Bolivia.
Veramente non è un vero e proprio quartiere, ma piuttosto un complesso di edifici situato nel quartiere Trieste, zona Nomentana, tra piazza Buenos Aires e via Tagliamento, che si sviluppa intorno a un nucleo centrale, Piazza Mincio.
Il quartiere ha preso il nome dall’ architetto Gino Coppedè, che lo ha progettato in un periodo che va dal 1915 al 1927.
Qual è la caratteristica di questo quartiere di Roma? L’ architettura è decisamente insolita: tra marmi, loggiati, decorazioni, archi e torrette, vi ritroverete a passeggiare tra costruzioni che riecheggiano lo stile liberty, ma anche il Barocco e in qualche caso anche l’architettura medievale.
Dovete saper anche che, per la sua particolare architettura , il quartiere fu scelto dal regista Dario Argento come sfondo per alcune scene dei suoi film: Inferno e L’uccello dalle piume di cristallo, all’epoca ,anni 70 circa, erano film gialli terrificanti…..
Ecco che cosa vedere in un piccolo giro a piedi del quartiere Coppede’:
L’arco di ingresso al quartiere Coppede’
Si entra nel quartiere da via Dora, passando sotto un grande arco monumentale che congiunge due palazzi detti “degli ambasciatori” e, già dopo pochi passi, si lascia il frastuono del traffico di viale Regina Margherita per entrare in una zona decisamente più tranquilla.
Facciamo un passo indietro però……
Soffermatevi ad osservare la facciata esterna dell’arco, troverete un’edicola con una Madonna con Bambino e a destra una vasca / fontana ora vuota…ma un tempo piena di pesci rossi.
Prima di varcare l’arco, alzate gli occhi e vedrete un mascherone grande al centro. Ne vedrete degli altri comunque, questa è una delle caratteristiche del quartiere. Sotto l’arco, oltre a due caratteristici balconi a destra e a sinistra, si può ammirare un grande lampadario in ferro battuto incastonato in un soffitto decorato in modo veramente pregevole.
La Fontana delle Rane e il Palazzo del Ragno
Ora potete oltrepassare l’arco ed entrare nella piazza principale, Piazza Mincio e ammirare la Fontana delle Rane, costruita nel 1924. Si dice che l’architetto Gino Coppedè prese spunto dalla fontana delle tartarughe del Bernini, presente nel ghetto.
Questa fontana è anche famosa per via del bagno che i Beatles vi fecero vestiti dopo un loro concerto tenuto nella vicina discoteca Piper.
A destra della fontana delle rane, in Piazza Mincio 4, c’è il Palazzo detto “del Ragno” che deve il nome alla decorazione sul portone d’ingresso, un grosso ragno appunto a simboleggiare l’operosità.
Costruito da Coppedè nel 1920, il palazzo è suddiviso in quattro piani e una torretta.
Al terzo livello, sopra un balconcino con loggia, c’è un dipinto color ocra e nero raffigurante un cavallo sormontato da una incudine tra due grifoni e una grande scritta in latino LABOR.
Sempre a piazza Mincio, ma dalla parte opposta, c’è il portone di un palazzo con decorazioni che ricordano i palazzi arabi, molto caratteristico.
Il Villino delle Fate
Davanti a voi ora c’è il “pezzo forte” del quartiere, ovvero il “Villino delle Fate”, composto da tre villini che hanno muri in comune, e che hanno i loro ingressi su Via Aterno, Via Brenta e Piazza Mincio.
Questi tre edifici con le loro pregevoli decorazioni, torrette e piccole logge omaggiano Firenze, Roma e Venezia attraverso simboli e personaggi che ricordano le tre città.
I materiali usati per la costruzione dei villini sono terracotta, travertino, marmo, ferro battuto e legno.
Su via Brenta la città di riferimento è Venezia con il leone di S.Marco che affronta un veliero e il disegno di una meridiana su una facciata laterale.
Dall’altro lato del villino per rendere omaggio alla città di Roma sono raffigurati la lupa con Romolo e Remo sopra il parapetto di un balconcino.
Tutto il resto è decorato con scene di processioni, graffiti rappresentanti angioletti, motivi floreali, putti e frati
Proseguendo verso via Aterno 4 il villino si ispira a Firenze, si intravvedono intonro alla quadrifora le figure di Dante e Petrarca, la curia di S. Maria del Fiore, ma anche divinità romane e animali come api e leoni alati.
A destra un dipinto raffigura Firenze con la cupola della Chiesa di S.Maria del Fiore e il Palazzo della Signoria, con sotto la scritta “Fiorenza bella”
Il quartiere Coppede’ e l’esoterismo
Ma le sorprese che questa piccola parte di Roma riserva non finiscono qui, la passeggiata che vi ho appena descritto può essere letta anche in chiave esoterica…proprio così.
Si dice che l’architetto Coppedè fosse un massone e che, quindi, avrebbe disseminato il quartiere di simboli esoterici.
Il lampadario che si trova sotto l’arco dell’entrata non è solo un ornamento, ma anche l’inizio di un viaggio iniziatico. I massoni sono detti anche “figli della luce” intesa come “luce della conoscenza”, chiave per accedere alle verità nascoste. “Massoneria è ricerca della luce” scrisse nel XIX sec. Albert Pike, considerato papa della massoneria.
Sull’arco è rappresentata anche una coppa che richiama quella del Santo Graal, e colonne, torrette, figure apotropaiche, ossia immagini che hanno lo scopo di allontanare il maligno, rimandano alla Torre di Babele e al Tempio di Salomone.
“Entra in questa casa chiunque tu sia; Sarai un amico. Io proteggo l’ospite”, questa la traduzione dell’epigrafe latina fatta incidere sul Palazzo Hospes Salve.
Se ne volete sapere di più ci sono molte visite guidate:Rome Guide, Glorie e misteri di Roma oppure Roma esoterica, tanto per citarne qualcuna.
A questo punto la passeggiata non è finita.
Se si è particolarmente amanti delle discoteche non si può non andare al Piper!! Una delle storiche discoteche di Roma. Sta a due passi dall’arco di entrata, sulla sinistra, su via Tagliamento, fuori dal quartiere chiaramente. Il Piper è lì dal 1965 e vi si è esibita le prime volte Patty Pravo, la ragazza del Piper appunto. Oppure potete fare una passeggiata su viale Regina Margherita affollata da numerosi bar e buone gelaterie.
Daniela
Patrizia says:
Ho scoperto l’esistenza del quartiere romano ascoltando l’audio libro” La rilegatrice di storie perdute” di Cristina Caboni. La curiosità e il mio innato desiderio di conoscenza mi hanno condotta al tuo bellissimo articolo. Adesso potrò continuare l’ascolto con la magia delle foto e delle tue interessanti delucidazioni . Grazie di cuore.
Eleonora | Viaggiatori Nel Tempo says:
grazie Patrizia, non sai che piacere ricevere questi bellissimi commenti!
eleonora
famiglia la paglia says:
aggiornamenti
grazie
Fra says:
Prego