È passato un bel po’ di tempo dal nostro viaggio di nozze in Nuova Zelanda, ma ancora la memoria è vivida e la nostalgia tanta. Abbiamo deciso di andare dall’altra parte del mondo perché sapevamo che era un’opportunità che difficilmente avremmo avuto nel breve periodo e poi per un’altra fondamentale ragione: la Nuova Zelanda è la terra di mezzo. Dovevamo vederla!
Quindi sì, siamo amanti del Signore degli Anelli e di Tolkien e questo ha influito sulla nostra scelta, ma la Nuova Zelanda è davvero una terra aperta a tutti.
Un’isola dove è possibile trovare vulcani, montagne, laghi, mare stupendo, ottimo cibo, ottimo vino e belle persone. A differenza dell’Australia, anche se a fatica, il processo di integrazione della popolazione Maori è ormai avviato, e si capisce e respira il rispetto che ora i neozelandesi “coloni” hanno per chi era lì prima di loro. Si è arrivati alle scuse ufficiali del governo e alla restituzione di alcune terre, cosa che sembra un’utopia in molte altre parti del mondo.
Oltre a questo esempio di integrazione tra coloni e colonizzati, la Nuova Zelanda è anche il primo paese che ha visto nascere la lotta femminista alla fine dell’800 ed è anche il Paese che ha dato i natali a Edmund Hillary, primo uomo sulla vetta dell’Everest insieme a Tenzing Norgay. Inoltre, una terra così ricca è sfruttata benissimo nel campo agroalimentare con un’attenzione particolare all’energia pulita, alle coltivazioni e agli allevamenti biologi.
Insomma, la Nuova Zelanda mi è sembrata una terra evoluta, che è capace a guardare verso il futuro ammettendo e imparando dai propri errori e cercando di vivere in armonia con la rigogliosa e variegata natura che la circonda.
La Nuova Zelanda è un paese dove vivrei.
PARTIAMO!
Avendo organizzato tutto il matrimonio in tre mesi e avendo fatto la lista di nozze solo sul viaggio, abbiamo deciso per la prima volta nella nostra vita di affidarci ad una agenzia. Grosso errore. Purtroppo l’esperienza si è rilevata negativa: forse ormai siamo troppo abituati a organizzare da soli i nostri viaggi, ma sicuramente è una decisione che non prenderemo più in futuro.
Siamo partiti il 24 dicembre con volo Emirates da Roma con scalo a Dubai e Brisbane e arrivo a Auckland. Il viaggio è lunghissimo, ma tra film, cibo, giochini il tempo passa. Quindi, vestìti comodi, pazienza e mettete in conto un giorno di viaggio sia all’andata che al ritorno.
GIORNO 1 e 2 – Auckland e Devonport
Arriviamo nella capitale il pomeriggio e facciamo una prima passeggiata verso il porto. L’aria che si respira è già frizzante e viva. Si percepisce che è una capitale giovane ed energica, anche se molto vuota dato che in Nuova Zelanda è piena estate.
Conosciamo subito uno dei nostri punti di riferimento della vacanza: Burgerfuel, fast food neozelandese che utilizza carne biologica da mucche che pascolano libere e mangiano solo erba. Qui facciamo anche il primo incontro con due ingredienti con cui conviveremo per tutta la vacanza: avocado e patate kumara, patate dolci maori strabuonissime qui introvabili.
Il giorno dopo prendiamo il traghetto che in una ventina di minuti porta a Devonport, bellissima cittadina piena di casette in stile vittoriano con la vista sullo skyline di Auckland. Sembra un oasi di tranquillità dove staccare per qualche ora dal caos cittadino. Qui ci siamo fermati a mangiare in un piccolo bistrot. Abbiamo preso salmone e agnello entrambi neozelandesi. Qui non solo hanno ottime materie prime, ma le sanno anche cucinare molto bene! Il caffè invece no, quello non lo sanno proprio fare!!
GIORNO 3 – Waitomo Caves e Hobbiton
Partiamo presto perché la giornata prevede due tappe fondamentali e tanti chilometri.
La prima tappa è la visita alle Waitomo Caves, grotte dove vivono milioni di larve luminescenti che regalano uno spettacolo memorabile. Una delle cose più belle che abbiamo mai visto! Una volta scesi nella grotta, si sale su una piccola barca e in un silenzio surreale (le larve sono sensibili ai rumori e alla luce) si fluttua sull’acqua, si alzano gli occhi al cielo e si gode di questa meraviglia a bocca aperta.
Ancora meravigliati ci dirigiamo verso LA META: Hobbiton! Dall’Italia abbiamo prenotato la visita in serata compresa la cena nella Locanda del Drago Verde. Non stavo più nella pelle, ero emozionata come una bambina e non sono rimasta delusa. È stata un’esperienza meravigliosa!!! Il ragazzo che ci ha fatto fare il tour era molto bravo e entusiasta e ci ha raccontato moltissimi aneddoti legati al film. Hobbiton è fantastica: è stato come fare un salto dentro il libro e trovarsi nel mondo della propria fantasia. Le case coloratissime, l’orto e il giardino vero e curatissimo, la vista sul lago e la locanda… Veramente un sogno! Sogno che è continuato la sera con la cena luculliana (e veramente buona) sui banconi condivisi bevendo birra artigianale e si è concluso con la gita serale nel villaggio con le lanterne! Si, è una roba nerd, ma è una roba nerd fantastica!!
Felici e elettrizzati riprendiamo la macchina e maciniamo altri chilometri e arriviamo in nottata a Rotorua.
GIORNO 4 – Rotorua e il Wakarewarewa Village
Rotorua è la città dove è più forte la presenza Maori in Nuova Zelanda, essendo stato punto di approdo per i primi Maori arrivati con le loro imbarcazioni e le loro fantastiche patate kumara da chissà dove nel pacifico. Qui sonno presenti due villaggi Maori che è possibile visitare, ma solo uno è tutt’ora abitato: il Wakarewarewa Village. Qui ci accompagna una guida che è parente di più o meno la metà degli abitanti del villaggio. Tra i Maori c’è una grande tradizione di donne che fanno da guida per gli stranieri che vogliono conoscere la loro cultura. Molto bella e suggestiva la visita dove è possibile assistere a uno spettacolo di balli e danze maori e mangiare le pannocchie cotte nell’acqua bollente delle pozze che escono dalla terra. Tutto il villaggio, infatti, è costruito su un parco termale.
Andiamo a visitare Rotorua e il museo immerso in un parco all’inglese curatissimo. La sede del museo, infatti, è un’enorme edificio coloniale che originariamente era usato come Spa dai primi coloni. Vale la pena visitarlo sia per vedere oggetti del primo periodo coloniale, sia per capire la cultura maori e la loro storia che li ha visti anche partecipare alla seconda guerra mondiale. È stato entusiasmante scoprire che anche per i maori il 25 aprile è un giorno da festeggiare, dato che erano tra le truppe alleate presenti in Italia durante la liberazione.
GIORNO 5 – Tongarino Alpine Crossing
Ripartiamo di nuovo all’alba per raggiungere l’inizio del Tongarino Alpine Crossing, un percorso escursionistico tra i più belli della Nuova Zelanda che passa anche accanto al Monte Ngaruhoe, il Monte Fato per gli amici Tolkieniani. Purtroppo la Lonely Planet ci ha spaventato dicendo che il percorso era troppo difficile da fare interamente e quindi ci siamo organizzati per arrivare nel punto più alto e tornare indietro. Invece, il percorso era fattibilissimo e consiglio di farlo interamente e poi prenotare il posto nei pullman che portano al parcheggio di partenza. In tutto ci vogliono 6 – 7 ore.
Il tempo non era dei migliori e arrivati in cima, invece dei verdi laghi abbiamo visto solo nebbia. Ovviamente, mentre scendevamo la nebbia si è diradata ed è arrivata una splendida giornata di sole che ci ha ustionato la faccia. Il sole sembra debole e invece è fortissimo! Mettete la protezione.
GIORNO 6 – Napier
Festeggiamo il capodanno a Napier, posto che assomiglia più a un set cinematografico che a una città. Infatti, negli anni trenta un terremoto ha raso al suolo la città che è stata interamente ricostruita in stile liberty.
Da allora la città è tenuta come un gioiello fermo a quell’epoca.
Abbiamo passeggiato tra i viali e gli edifici, ci siamo riposati in riva all’oceano, abbiamo mangiato sushi come cenone e assistito al concerto e ai fuochi d’artificio in spiaggia.
Ogni evento pubblico dedicato alle famiglie in Nuova Zelanda è fumo e alcol free. A mezzanotte un turista ha aperto una bottiglia che è stata subito fatta svuotare dagli attenti poliziotti.
GIORNO 7 – Picton
Passiamo la giornata in viaggio per arrivare a prendere il traghetto che ci porterà nell’isola sud. Approdiamo nel tardo pomeriggio al porto di Picton e ci godiamo la cittadina che è molto curata e con un piacevole porto. Ci mangiamo le famose cozze verdi neozelandesi con un buon Chardonnay locale.
GIORNO 8 – Kaikoura
Sulla strada per Kaikoura ci fermiamo in una piazzola sull’oceano dove un camioncino prepara le aragoste appena pescate.
Dopo questa prelibatezza, raggiungiamo Kaikoura che è il posto da cui partono le navi per vedere le balene.
Noi decidiamo invece di fare la passeggiata di 3 ore per vedere la colonia delle foche di cui non vediamo neanche l’ombra! La passeggiata è stata comunque piacevole.
GIORNO 9 – Christchurch
La città è stata recentemente distrutta da un terremoto. La voglia di riscatto però si respirava ampiamente ed era già visibile al centro dove alcuni locali avevo riaperto e dove altri si erano arrangiati all’interno di coloratissimi container.
Il centro di Christchurch infatti era vivo e pieno di gente, un escamotage per non perdere il senso di comunità durante la ricostruzione. Guardo l’Aquila così ferita e mi chiedo perché anche da noi non si riesce a capire che prima di tutto bisogna guarire lo spirito e le persone da questi traumi e lo si fa ricostruendo il senso di comunità.
GIORNO 10 – Monte Cook e Queenstown
Sulla strada per Queenstown decidiamo di fare una deviazione che ci porta sotto il Monte Cook, il più alto della Nuova Zelanda. La cosa curiosa dell’isola sud è che questo pezzo di terra in mezzo all’oceano è solcato a metà da una notevole catena montuosa. Alle volte è possibile vedere da un lato l’oceano e dall’altro imponenti montagne. Uno spettacolo non comune! La strada per la montagna è molto bella e arrivati alle pendici del monte troviamo il museo gestito fino alla morte da Edmund Hillary, il primo uomo che ha conquistato la cima dell’Everest.
Arriviamo a Queenstown nel pomeriggio. È la città degli sport estremi: qui hanno inventato il bunging jumping. L’aria elettrica dell’adrenalina è percepibile nell’aria: è una città giovane, piena di musica e con un bellissimo lago che dà sulle montagne. È stata una delle mie mete preferite, non so neanche perché, ma il senso di nostalgia che provo ora si è attivato nell’attimo in cui ho dovuto lasciarla.
GIORNO 11 – Milford Sound
Per raggiungere questa meraviglia della natura abbiamo deciso di prendere uno dei tour organizzati con pullman e nave compresi nel prezzo. Questo perché il viaggio in macchina è molto complicato tra le stradine tortuose e anche molto lungo. 4 ore all’andata e 4 al ritorno. Prenotate in anticipo dato che è molto frequentato e rischiate di non trovare posto o di spendere molto.
Splendidi paesaggi e bellissimi fiordi. Trovare una giornata senza pioggia vicino ai Milford Sound pare sia una missione impossibile e infatti ha piovuto tutto il tempo. Ma noi ce ne siamo fregati, abbiamo messo i k-way e ci siamo goduti le enormi cascate create dalla pioggia.
Tornati in città, abbiamo trovato un pub dove ci siamo goduti ottima musica dal vivo e ottimo cibo (come sempre!)
GIORNO 12 – Queenstown e Fox Glacier
Ci è piaciuta talmente tanto Queenstown che non ce ne vogliamo andare e quindi decidiamo di fare un giro di prima mattina sul Jetboat, una barca che oltre a fare un bel giro turistico del lago a tutta velocità, ogni tanto fa anche un testacoda. Poi ci godiamo l’ultima vista sul lago da uno dei tanti locali che servono la colazione.
Finalmente, ci mettiamo di nuovo in viaggio verso il primo dei due ghiacciai della Nuova Zelanda. Il Fox Glacier è il più piccolo dei due e senza guida non è possibile arrivare vicino. Impressionante la foto che fa vedere come il ghiacciaio si sia ristretto in pochissimi anni.
GIORNO 13 – Franz Joseph Glacier e Pancake Rocks
La mattina ci dirigiamo subito verso il Franz Joseph Glacier che si raggiunge con una bella passeggiata e si vede decisamente meglio del Fox Glacier. Non fidatevi della guida che vi dice che potete godere della vista sul ghiacciaio da altri punti nei sentieri intorno. Una volta era così, ora non più. Troverete però delle foto in cui potrete vedere come era una volta. Ma tranquilli, il riscaldamento globale non è una cosa seria!
Ripartiamo e arriviamo a Punakaiki dove abbiamo una bellissima camera con vista oceano. Qui andiamo a vedere le Pancake Rocks, fenomeno geologico che fa sembrare le rocce delle pile enormi di pancake! Veramente particolare. Per mangiare, scoviamo su tripadvisor un chioschetto sulla spiaggia un po’ difficile da trovare vicino ad un maneggio, dove il proprietario cucina quello che pesca.
GIORNO 14 – Abel Tasman National Park
Dopo la sveglia all’alba e 3 ore di viaggio, arriviamo puntuali all’appuntamento con l’acqua-taxi prenotato per le 10. Ci sono vari percorsi da fare a seconda del tempo che si ha a disposizione. Si possono anche fare anche tappe da più giorni fermandosi a dormire dei campeggi. Noi abbiamo deciso di fare il percorso di quattro ore da Barkey Beach ad Anchorage. Il percorso è facile ed è immerso tra la foresta pluviale. Nel nostro pezzo di percorso si incontra anche un ponte tibetano! Anche il viaggio in acqua-taxi non è male. Abbiamo anche visto un piccolo pinguino blu che giocava nell’acqua.
La sera ci fermiamo a dormire a Nelson dove avviene l’evento più alto della mia vita adulta. La cameriera chiaramente molto più giovane di me mi chiede il documento per verificare che io possa bere!!! Sempre detto che i viaggi ringiovaniscono e fanno una pelle splendida!
GIORNO 15 e 16 – Wellington
Abbiamo ripreso il traghetto da Picton e siamo arrivati a Wellington, l’anima artistica della Nuova Zelanda. Il giorno dopo abbiamo girato per Cuba Street, strada piena di locali dove incontri le più bizzarre tipologie di persone. Wellington ha un’anima bohémien che si esprime anche con le numerose persone che vanno in giro scalze. Ci immergiamo anche noi nello spirito di questa città vagando per le vie del centro, godendoci l’atmosfera e visitando il museo nazionale dove abbiamo imparato tante altre cose sulla cultura maori e non solo.
Lasciamo la Nuova Zelanda per volare nelle Fiji dove, da buoni occidentali, ci godiamo qualche meraviglioso giorno in un resort su un’isola in mezzo all’oceano.
Quando il giovane tassista ci lascia all’aeroporto glielo diciamo: ci mancherà un sacco questo paese!
5 consigli spassionati che mi sento di darvi “col senno di poi”:
- Essendoci accorti troppo tardi che le tappe non erano state pensate bene per vedere le cose più importanti, ci siamo dovuti arrangiare con partenze all’alba e un sacco di chilometri in più. Cercate di non fare come noi, ma di dormire vicino alle tappe che prevedono un’intera giornata. Così facendo potrete recuperare del tempo e riuscire a vedere cose che noi non abbiamo potuto vedere, come per esempio Dunedin.
- Per noi, la Nuova Zelanda è cara. Noi abbiamo cercato di mangiare spesso nei residence o nell’albergo comprando il cibo al supermercato. Ci sono cose molto care, ma altre per niente. Noi ci siamo sfamati di avocado, per esempio, che erano super economici.
- Tutto si paga in Nuova Zelanda e le visite possono essere molto costose. Sappiate però che sono soldi spesi bene: le visite sono sempre organizzate molto bene e le guide sono brave e molto preparate.
- La temperatura in Nuova Zelanda sembra mite e il sole sembra primaverile. In realtà la mia faccia ha scoperto che non è così: mettetevi quindi la crema solare e non vi dovrete nascondere sotto gli occhiali da sole per giorni come ho fatto io.
- Il cibo è molto buono in Nuova Zelanda perché hanno chiaramente coltivato una cultura enogastronomica che ricorda molto l’Italia. Sicuramente il pesce e la carne, ma anche le patate kumara e la frutta tropicale. Ogni tanto concedetevi le colazioni pantagrueliche che possono tranquillamente fungere da pranzo, con uova, funghi, patate e chi più ne ha, più ne metta. Buono anche il sushi in giro per le cittadine, data l’alta presenza di immigrati giapponesi.
Al prossimo racconto di viaggio!
Annalisa & Sergio